Quando nel 1959 la Cina si annettè il Tibet, molti abitanti di quelle terre decisero di espatriare.
Molti trovarono rifugio nel vicino Nepal, nella piana di Kathmandu, altri nell’India settentrionale, alcuni nel Bhutan, altri ancora negli anni successivi fuori continente.
I rifugiati tibetani in Nepal furono ben accolti dall’allora autorità regnante e potettero integrarsi con il popolo nepalese. Essi furono anche aiutati da organizzazioni umanitarie, tra le quali l’ONU, e sollecitati ad esercitare l’attività dell’annodatura del tappeto che ben sapevano fare da secoli in Tibet.
Nacque così l’idea di realizzare tappeti per il mercato occidentale, adatti all’attualità del tempo, sfruttando l’abilità di quegli annodatori, con l’utilizzo delle lane di pecora e di yak, molto resistenti allo scopo.
È soprattutto negli anni ’70 del secolo scorso fino alla fine del secolo che si sviluppa un notevole commercio di questi tappeti, facendosi conoscere ed apprezzare per l’ottima manifattura con disegni e colori di stile moderno, mantenendo l’originalità tipica dell’annodatura tibetana.
Ancora oggi vengono annodati tappeti, anche se in quantità inferiori rispetto al recente passato, ma con una migliore duttilità e fantasia, utilizzando nuovi materiali, di origine vegetale, come l’ortica e il bambù, oltre all’impiego di lane morbidissime provenienti dagli altopiani tibetani, con le quali tessere tappeti dall’annodatura fittissima.
Inoltre questa capacità nella manualità, permette di realizzare tappeti su misura e dai formati irregolari, non standardizzati, come si può vedere dall’esempio, con un rapporto qualità-prezzo molto buono.
Questo per venire incontro alle moderne esigenze dell’arredamento d’interni e del design, dove è più pressante la domanda di tappeti personalizzati e su misura.
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In foto mostriamo un tappeto tibetano fatto fare da noi su richiesta di un nostro cliente.