Dopo 25 anni sono tornato a Kathmandu, in Nepal, questa volta in compagnia di Edoardo, e non ho trovato una situazione migliorata dal punto di vista sociale ed economica.
Purtroppo a peggiorare le
cose vi è stato il terremoto dell’aprile dello scorso anno di cui sono evidenti i segni.
Povere case distrutte, templi danneggiati e in parte crollati, sui quali stanno lavorando con uno sforzo encomiabile, data
la scarsità di mezzi, per recuperarli alla loro dimensione originaria.
La città oggi è più inquinata a causa del traffico, molto caotico, e per l’uso di combustibile fossile che
hanno peggiorato la qualità dell’aria rendendola spesso irrespirabile oltre all’assetto ecologico che ha subito molti danni dovuti al taglio indiscriminato degli alberi nei dintorni collinari di Kathmandu.
Uno degli scopi della mia visita, oltre a rivedere le bellezze di Kathmandu, è stato quello di incontrare un produttore di tappeti e verificare alcuni lavori recentemente commissionati, e con lui fare il punto della situazione. Mi è sembrata una persona seria ed affidabile oltre che positiva, il che non guasta.
Le persone addette all’annodatura, donne e uomini, mi sono sembrate capaci e attive e, cosa molto importante, non sono coinvolti nel lavoro bambini, una regola che non sempre nei paesi orientali viene rispettata. Ho notato inoltre una buona capacità di eseguire lavori con fibre diverse, e soprattutto una buona attenzione nel rispettare la fedeltà nei colori.
Sono sempre convinto della buona qualità dei tappeti annodati in Nepal, a mio avviso superiori alla produzione indiana o cinese, sia in fatto di manualità e artigianalità, che nella capacità di lavorazione, dei materiali usati, siano essi in lana, seta , nettle o hemp.
Oltre ai tappeti, questo fornitore tibetano, produce delle pashmine di ottima qualità, sia in cachemire che di yak, in tinta unita o a lavorazione jacquard, tutte rigorosamente fatte su telai manovrati manualmente. Non escludo in futuro di poterli commercializzare in Italia.
Durante la nostra permanenza a Kathmandu, c’è stata una festa chiamata “Holy” in cui la gente con il volto dipinto di colori sgargianti, per mezzo di polveri derivanti da fiori e pigmenti naturali, si riunisce nelle piazze cercando di dipingere i visi altrui augurando un “Happy Holy” in una atmosfera piena di colori , gioia e spensieratezza.